Costrette a sanguinare
Siamo corpi con pochi diritti e tanti desideri.
Rifiutiamo il dualismo tra sante e puttane, tra donne e uomini, tra italiane e straniere, tra moralismo e libertarismo, tra strumentalità e passione, tra vittime e carnefici, tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra noi e l’altro. Pensare per opposizione è pericoloso, perché porta a distinguere, a regolamentare, a disciplinare. Non sono “le donne” che devono ribellarsi, non sono “le italiane”, il punto non è “costrette a vendersi”, non è “decoro” e nemmeno “rivendicare la dignità”. Parliamo di condizioni sociali, politiche ed economiche. Di sfruttamento e di potere. Parliamo di precarietà.
Rifiutare il dualismo non significa rifiutare le differenze, cancellare le sfumature, non prendere posizione. A noi le differenze piacciono, veniamo da percorsi diversi, andremo in
direzioni diverse. Dalle differenze e solo da quelle nascono nuovi mondi. Rifiutare il dualismo significa, invece, essere capaci di riconoscere ed esplicitare l’ambiguità e complessità del reale.
Per lo spazio che le ambivalenze aprono.
Per le possibili sperimentazioni che ci stupiscono.
Per questo corpo vivo.
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